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Un Grillo…per la testa

grillo con scrittaL’hanno ribattezzato un “comizio teatrale a pagamento”. Critica lecita s’intende ma, a dire il vero, anche un po’ pleonastica. Perché sparare a zero su “Te la do io l’Europa”, impuntandosi unicamente sulla sua natura di “comizio comico” (o “comi-comizio” se mi passate il neologismo), è abbastanza facile. In fondo è la stessa politica italiana ad essere già, a suo modo,“teatrale”. Smesso quel ruolo di intermediario fondamentale fra cittadini e istituzioni, quest’ultima è infatti diventata sempre più una sorta di quotidiana passerella mediatica dove a contare sembrano essere solo nomi (gli stessi), volti (tirati) e quei proclama reiterati fino alla nausea e sempre meno credibili. Li chiamiamo, non a caso, i “protagonisti” della politica neanche si trattasse delle figure centrali di una fiction. Se è d’uso far propaganda sia in modo “invisibile” (nei Tg di Stato pagati dai contribuenti) che in maniera più “sfacciata” (nella tv commerciale pagata dai consumi), perché allora strapparsi i capelli di fronte a uno spettacolo teatrale che ha “colpa” di essere soprattutto politico? La politica è in ogni dove e non sarà certo la scelta (perfino impopolare per un movimento “popolare”) di farne oggetto di un tour a pagamento a rendere alcune strategie più deprecabili di tante subdolerie concorrenti. Levatoci il dente passiamo allo spettacolo dicendo subito che “Te la do io l’Europa” è sì quel che ci si aspettava ma non anche quel che il titolo (che rimanda esplicitamente al passato televisivo degli storici “Te la do io l’America” e “Te lo do io il Brasile”), lasciava un po’ intendere. Evidentemente l’urgenza dettata dai tempi e la necessità di mettere sul tavolino argomenti importanti hanno messo in ombra talune questioni meramente “teatrali” (sullo spettacolo pesa in qualche modo la mancanza di una struttura più organica) lasciando spazio libero al suo mattatore e alla sua funambolica capacità di intrattenere e far riflettere. Uno spettacolo sincero insomma ma anche quasi “in progress”, destinato probabilmente ad evolversi ancora nel corso delle tappe successive, dopo il “battesimo” catanese baciato dal successo. Suggestivo l’intro filmato che mostra i cambiamenti geopolitici dell’Europa nel corso di 1000 anni di storia e divertente il successivo ingresso del comico bardato come fantasma dell’Euro (con tanto di citazione da Marx e dal suo “spettro che si aggira per l’Europa”). A questo riuscito incipit segue quindi il vero spettacolo nel corso del quale il “Grillo parlante” alterna denuncia e risate, polemiche intorno ai problemi che affliggono l’attualità economica italiana e ironici squarci su certi modus vivendi acquisiti fuori dallo stivale (come le bizzarre forchette vibranti che regolano le diete o le nuove tecnologie scolastiche che sostituiscono i libri, con tanto di esilaranti raffronti fotografici dei nostri bimbi pesantemente zavorrati). Si ride (a denti stretti perché i problemi rimangono spinosi) ma più che altro si riflette come da intenzioni. Perché comprendere la portata del Fiscal Compact e soprattutto chiedersi come mai accordi così “pesanti” vengano siglati quasi al riparo dai riflettori, sono questioni che non dovrebbero lasciare indifferente nessuno (grillino o meno). Si disquisisce ancora sul significato delle parole e sugli inganni delle traduzioni, di come “Comunità” sia, solidaristicamente, un concetto più forte di quello “Unione”, di dazi da applicare sui prodotti stranieri e di abolizione del pareggio di bilancio. E se l’Euro resta davvero lo “spettro” che ci ha impoveriti tutti, quell’abolizione da lui ventilata suscita ancora diversi dubbi e lecite paure (come si intuisce da alcuni commenti colti fra il pubblico). Non sfugge (per fortuna) ai suoi strali la politica italiana, bacchettata soprattutto per quell’assenza (costituzionale) di un vincolo di mandato che responsabilizzi gli eletti di qualsiasi parte politica, evitando certe ipocrite “emorragie” dai partiti (e il pensiero corre tanto a quelle verificatesi nel M5S quanto ad altre del recente passato). Ecco allora che, al di là di tutte le questioni sollevate, dalla Germania che preme all’Italia che arretra, dagli eurobond da adottare a quel MUOS che prima si prometteva di stoppare e poi invece si avalla disinvoltamente (argomento che "nasce" dal pubblico in sala), la questione nodale (nonchè il vero obiettivo) resta in fondo sempre la stessa ed è di quelle che trascende qualsiasi appartenenza ideologica: il risanamento morale di un’intera classe politica e la bonifica del sistema costituzionale dal verminaio che lo affligge da sessant’anni. Lui promette di ridarci l’Europa. Speriamo, prima di tutto, di riavere l’Italia…

Testo e disegno di
Andrea Lupo

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