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Roberto Andò, il regista di “Viva la libertà” si racconta a Filminscena

Si conclude la terza edizione degli incontri promossi dal Teatro Stabile di Catania
con il sostegno del Dipartimento di Scienze Umanistiche e il patrocinio del Sngc

CATANIA – «Mi interessa la memoria quando diventa la perfetta geometria di un destino. Mi interessa la misteriosa confluenza, in chi racconta, tra ciò che si svela e ciò che si omette». È sostanzialmente una “dichiarazione di poetica” quella maturata nel tempo da Roberto Andò, autore a tutto tondo, regista, sceneggiatore, scrittore, ai vertici del panorama teatrale, letterale, cinematografico. E appunto “Il Cinema come memoria e come pensiero, interprete della realtà” s’intitola l’approfondimento che venerdì 31 maggio, alle ore 21, vedrà l’artista palermitano alla sala Musco, per l’appuntamento che chiude la terza edizione di “Filminscena – Conversazioni di Cinema in Teatro”. Il ciclo s’inserisce tra le iniziative varate dal direttore del Teatro Stabile di Catania, Giuseppe Dipasquale, per valorizzare l’attività culturale dell’ente, aprendo il sipario non solo sulla prosa ma sui diversi linguaggi dell’arte.

La “conversazione” con Andò, che sarà condotta da Ornella Sgroi con l’ausilio di materiali video, darà agli appassionati l’occasione di incontrare un cineasta geniale, dallo sguardo lucido e profetico. Lo dimostra la surreale satira del recentissimo “Viva la libertà”, accolto con favore dal pubblico e dalla critica, e subito balzato al centro di uno stimolante dibattito civile e politico. Merito di una personalità versatile, capace anche di illuminanti incursioni nel mondo letterario, che ne ha riconosciuto il valore conferendogli il Premio Campiello Opera Prima per il “Il trono vuoto”. Questo romanzo demistificatore, in cui viene esplorato il rapporto sottilissimo tra politica e follia, è diventato sceneggiatura proprio per “Viva la libertà”, pellicola candidata in atto a ben dodici David di Donatello, con Toni Servillo “doppiamente” straordinario nelle vesti di due antitetici gemelli, e le eccellenti prove di Michela Cescon, Valeria Bruni Tedeschi, Valerio Mastandrea.

Ritorna qui la ricerca della “memoria degli altri”, peculiarità di Roberto Andò sin dal primo lungometraggio, “Diario senza date” (1995), dedicato alla sua Palermo, a cui segue “Il manoscritto del principe” (2000), con Michel Bouquet e Jeanne Moreau, sull’ultima parte della vita di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e la stesura del “Gattopardo”. Reminiscenze s’intrecciano ancora al recupero dei luoghi d’origine in “Viaggio segreto” (2006), con Donatella Finocchiaro e Alessio Boni. E ritorna l’idea, sempre sottesa ai diversi lavori, secondo cui l’universo cinematografico sia in realtà un itinerario nei labirinti della mente e dei ricordi, una sorta di percorso odeporico alla ricerca di una verità o di se stessi, contro l’oblio o tra le ambiguità del doppio.

Molto attinge Andò anche dal teatro, esordendo da regista nel 1986 con “La foresta-radice-labirinto”, da un testo inedito affidatogli da Calvino. Tra le tante messinscene di rilievo si distinguono quelle dedicate all’opera di Pinter. Con il premio Nobel stringe anzi una profonda amicizia, alla base del film “Ritratto di Harold Pinter”, presentato nel 1998 alla Mostra del Cinema di Venezia. Proprio dirigendo la commedia pinteriana “Vecchi tempi”, interpretata da Umberto Orsini e Greta Scacchi, inizia nel 2003 la collaborazione del regista con lo Stabile etneo, rafforzata nelle ultime stagioni da un altro successo, “Leonilde”, monologo di Perroni sulla figura di Nilde Iotti, ancora con Michela Cescon.
L’edizione 2013 di Filminscena è stata promossa dal Teatro Stabile di Catania con il sostegno del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università, diretto dallo storico Carmelo Crimi, in collaborazione con le cattedre di “Cinema, Fotografia e Televisione” e “Storia e Critica del Cinema”, tenute rispettivamente da Rosario Castelli e Alessandro De Filippo, e con il patrocinio del Sindacato nazionale giornalisti cinematografici, presieduto da Laura Delli Colli.

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