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Enzo Bianco a Fera ‘o Luni, “valorizzerò i mercati storici”

Enzo BiancoCatania, 25 maggio 2013 – “Non si po’ caminari, e chi c’è Sant’Ajta?”, “No, c’è Enzo Bianco”. Questo il primo di una serie di tweet con l’hashtag (etichetta) “Voxpopuli” lanciati durante la visita, protrattasi per oltre due ore e mezzo, del candidato sindaco al mercato di piazza Carlo Alberto, con undici “tweet” inviati sui social media (https://twitter.com/enzobianco_ e su https://www.facebook.com/groups/146939758799265/ ).
“È stata – ha detto Bianco – un’esperienza esaltante. Avevo incontrato qualche giorno fa a CasaCatania un centinaio di operatori della Fera ‘o luni. Avevo spiegato loro la mia idea di riorganizzare e rilanciare i mercati storici della città puntando su ordine, pulizia e legalità oltre che sul potenziamento del trasporto pubblico. In quell’occasione mi avevano invitato a visitare il mercato e l’abbraccio con i Catanesi è stato meraviglioso. L’ho sempre detto che vanno, prima di tutto, voluti bene”.
“Torni a svegliare questa nostra città” gli chiede Salvatore Romeo, 67 anni e da 60 al lavoro in questo mercato. Salvatore Sangiorgi sbotta: “Semu a manu di nuddu, lei che ai bei tempi ha fatto, faccia tornare l’entusiasmo ai ragazzi”. “Enzo Bianco Forever!” urlano in coro Milena Villani e Francesco Platania, che sottolinea “Non vediamo l’ora che ridiventi sindaco: ogni anno a Sant’Agata andiamo a battergli le mani”.
Salvo Murabito, presidente della Commissione piazza Carlo Alberto è diretto e chiede se è vera “la diceria che Bianco vuole smantellare ‘a Fera e ‘a Piscaria”.
“È falso – afferma Bianco con veemenza -. E, anzi, voglio fare la Fiera più ordinata e più bella, un posto di cui essere tutti orgogliosi, che possa affascinare i turisti con i suoi colori, la sua musica, i suoi profumi così tipicamente catanesi”. E a Nino Franceschini, altrettanto schiettamente, dice: “Ovviamente creeremo un percorso che consentirà agli abusivi di transitare nella legalità”. Un altro giovane gli dice di aver sentito che vuol gettare gli abusivi in mezzo a una strada. “Chi lo dice è un farabutto!” risponde Bianco. E ricorda che, tra l’altro, alla Fiera, esistono 120 stalli liberi.
Un mandarino al doppio limone servito da Dario Cliente e si riparte con il giro: tutti vogliono farsi fotografare con “’u sinnacheddu”, come lo definisce la signora Carmelina, che lo abbraccia e poi scappa via. “Vossìa acchiana subitu!” lo rassicura Mario Giuffrida, e Bianco, pronto: “Appoi ci offru ‘n café”. “Siamo tutti sopra la stessa barca – sottolinea Giuseppe Filippo Bertolini – ma ci voli unu comu a Bianco ca ‘a sapi purtari”. Alfio Di Maria urla: “Di Bianco ce n’è uno, tutti gli altri son nessuno!” mentre il candidato sindaco, appassionato di cucina, compra salumi e formaggi siciliani da Stefano Leone e acciughe salate da Francesco Salvatore Mirabella.
In questa Fera multietnica stringe la mano a Salvatore Russo, da 37 anni titolare di una chianca e ad Abdelhafid Kheit, presidente della comunità musulmana catanese. Poi rassicura Giuseppe Zappalà, che lo invita a pensare ai giovani catanesi, Alfio Catania, che vorrebbe potenziati i trasporti pubblici, Carmelo Vittorio, che vorrebbe tutti gli ambulanti in regola, Nino Caruso, che dilisca sarde.
L’ultima battuta è per Anna Rizzotti, che gli chiede “ora ca si scancillau d’o Senatu, quann’è ca s’arricogghi finalmenti a fari ‘u sinnucu, ca stamu murennu d’a fami?”. E Bianco, “Picca signuruzza, l’ultimi chìnnici jorna”.

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