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Ne-Yo – Con “R.e.d” a finire in rosso, sembrano esser state le idee.

Quando si è una grande star del panorama del pop ( e non solo ) mondiale, bisognerebbe avere la decenza, se non si ha molto da dire, di non pubblicare nuovi dischi, che risultano per lo più inutili, superflui ed in un certo senso offensivi. Offensivi, ebbene si, perchè quando un fan ( almeno quello ) spende dei soldi per il suo artista preferito, dovrebbe meritare quantomeno il rispetto di una manciata di canzoni che valga la pena di ricordare, di annotare come aggiornamento di un repertorio che lo ha conquistato, o almeno, alla meno peggio, meritevoli di esser canticchiate. Tutto questo non c’è in “R.e.d”, il disco che segna il ritorno di Ne-Yo, il vocalist, autore, ballerino, performer completo, ed anche di notevole bravura, a tre anni di distanza dal già non brillante “Libra scale”, salvato solo dalla piccola perla soul “One in a million” e dalla valenza commerciale della scatenata “Beautiful monster”. Se il primo singolo, “Let me love you”, poteva lasciar intendere la pochezza di idee, così scopiazzato musicalmente da un certo tipo di dance chiassosa e modaiola, senza alcuna concessione alla melodia, cosa in cui Ne-Yo ha sempre guadagnato punti, è solo dopo averlo ascoltato per intero questo “R.e.d” che capisci che difatti non si era trattato di aver sbagliato singolo, perchè altro singolo in realtà non c’era. Poteva mai esserlo il brano di apertura “Craks in Mr. Perfect”?, con una base così scarna, fatta solo di tempi campionati e colpetti di piano? O “Miss Right” , che pare solo lontana cugina delle indovinate melodie del passato. “Jealous” o “Be the one” sarebbero state perfette probabilmente per la voce di Rihanna; almeno avrebbero guadagnato punti grazie a quelle sfumature malinconiche ed agli innesti musicali, che spesso impreziosiscono i brani dell’interprete delle Barbados, per cui il gentiluomo Ne-Yo, come si proclamava stesso lui qualche anno fa, ha già scritto eppur bene, cose come “Unafaithfull” o “Russian roulette” fino ad oggi il miglior brano della carriera della discinta e bella cantante. Unico passaggio segnalabile di questo “R.e.d” è senz’altro “Don’t make em like you”, in cui interviene Wiz Khalifa e che è resa particolare da un inciso in cui Ne-Yo gioca con la base che sembra bloccarsi, come un vecchio disco, su cui la puntina si incaglia tra i graffi del tempo. Per trovare una vera chitarra bisogna giungere fino alla traccia  9, quella “She is” che è duetto senza pathos col cantante country Tim McGraw.  Il resto scorre via senza sussulti. Troppo poco per un autore ricercatissimo, che addirittura Michael Jackson voleva di fianco a sè per il suo ritorno, o che Whitney Houston corteggiava per il rilancio di una carriera poi soffocata dalla prematura scomparsa. E verrebbe da chiedersi, visto che il titolo del disco è “R.e.d” non come  il colore rosso, ma volutamente punteggiato come acronimo di  “Realizing every dream”, ovvero “Realizzando ogni sogno”, se non sia proprio lì il problema; che il gentiluomo, oggi benestante ed appagato, avesse bisogno di un bagno nei sobborghi di periferia per trovare nuova ispirazione?

Quattro

 

 

 

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