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Antonio Maggio: Un clown dalla bella voce

Sembra una favola delle più solite quella della carriera di Antonio Maggio, cominciata con la ricerca dell’affermazione, il successo sognato raggiunto, preso più che accarezzato ( la vittoria ad X Factor con gli Aram Quartet ) e poi di colpo l’oblio, la sfortuna, la disfatta, ( i dischi invenduti e fila di ragazzi del talent sempre più numerosi a toglier spazio e visibilità ), quella da cui soltanto gli eroi sanno riprendersi. Ma proprio come accade nelle più belle di esse, Antonio dimostra di essere un eroe e come tale tira fuori spada e scudi, tenta l’arrembaggio al castello ( Il Festival di Sanremo ) una prima volta, ma l’attacco si infrange sulle mura nemiche e poi una seconda ed è breccia nella porta, devasto nel cortile, scalata della torre ed infine conquista del trono. Che bel finale vero? Secondo noi è lecito credere che nemmeno Antonio stesso avrebbe saputo immaginarlo e scriverlo meglio. Già, la dea bendata quest’anno concede una nuova possibilità al simpatico e talentuoso salentino, ma sarebbe davvero riduttivo condurre tutto ad una buona dose di fortuna, giacché Antonio Maggio finita l’avventura con gli Aram Quartet, si è subito buttato a capofitto nel lavoro di scrittura al fine di trovare una sua dimensione esatta, un mondo personale che lo rendesse riconoscibile alle orecchie altrui, ma soprattutto a suo agio in ambientazioni sicure, create a sua immagine e somiglianza. Così è nato “Nonostante tutto”, il primo disco solista, uscito in seguito alla bella affermazione sanremese, che lo ha visto sedersi sul trono, per tornare al discorso del castello, delle giovani proposte, battendo una concorrenza agguerrita e valente. “Nonostante tutto” è anche il titolo del primo singolo ufficiale, quello per intenderci che portò Antonio ad un passo dal Festival del 2012, quando dopo grande approvazione alle audizioni, inspiegabilmente fu fatto fuori dal numero esiguo di convocati a prender parte alla manifestazione. Una nuova delusione, bruciante per Antonio, che però forte di un team di lavoro giovane è convinto del progetto dalla sua parte, ha continuato nella promozione di quel brano ironicamente matto, saccente di un quadro visivo di una storia d’amore sconsolatamente all’empasse, talmente nitido da ammettere che: “nonostante tutto io non voglio perderti”. E per la serie “non hai vinto ritenta”, il brano di quest’anno, “Mi servirebbe sapere”, ne è musicalmente degna prosecuzione. Se l’immagine ed anche le interpretazioni di Maggio, curate nel look, nei movimenti, negli accenti dati da effetti e prontamente sottolineati da faccine ed occhiolini, lo avvicinano al mondo dei clown, c’è da dire che tecnicamente il nostro è davvero notevole, con quella capacità innata di passare dal falsetto alla voce piena senza perder nota. Tutte le canzoni portano la sua firma e nascono in maniera facilmente intuibile al piano, che nel disco viene da lui stesso suonato. E se parte del repertorio di questo “Nonostante tutto” è fatto da ritmi “marcettati”, con sovrapposizioni vocali, come nelle sfiziose “Anche il tempo può aspettare”, in cui si spera che il testo non sia autobiografico, altrimenti c’è un fornaio che starà cercando Antonio per usarlo come tizzone per il fuoco, o “Doretta mia”, che ricorda la scrittura di max Gazzè, ma anche le meno riuscite “Parigi” e “Figli maschi”, inutile gioco di rincorsa alla rima, è nelle ballate che viene fuori una dote interpretativa forte ( anche se bisognerebbe chiudere un po’ quelle o ), come in “Sotto la neve” possibilissimo singolo autunnale o come la sorprendente “Un’altra volta” dove si gioca con un arrangiamento stile ballata degli anni 60, quelle alla Al Bano o Leali per intenderci, per poi sorprendere con un inciso che perde la ritmica per restare esclusivamente piano e voce prima di ripartire. “Nonostante tutto” è un debutto convincente e benaugurante e con esso almeno per un po’ Antonio Maggio può dare una bella festa al castello e godersela.

Sette

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