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Disoccupazione: situazione drammatica per i giovani del Sud

ISTAT

In base alla rilevazione dell’Istat sul quarto trimestre 2012 si evince un crollo dell’occupazione in Italia che riguarda soprattutto il Sud. Il tasso di disoccupazione ha infatti raggiunto quota 11,7%, la percentuale più elevata mai registrata dall’inizio delle serie storiche con 336mila lavoratori in meno.

I numeri si fanno particolarmente drammatici per quanto riguarda le fasce più giovani della popolazione soprattutto al Sud dove il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) supera il 50% suddiviso nel 46,7% per i maschi e 56,1% per le donne. Al Nord la disoccupazione giovanile è invece del 29,7% e al Centro del 39,3%
Nel Meridione diminuiscono soprattutto gli occupati uomini passati da 4.327.000 a 3.937.000, 390.000 in meno

L’occupazione a tempo pieno continua a diminuire (-2,3%, pari a -441.000 unità), soprattutto tra i dipendenti a carattere permanente. Gli occupati a tempo parziale aumentano ancora in misura sostenuta (+7,9%, pari a 293.000 unità), ma si tratta nella quasi totalità dei casi di part-time involontario.

Il nuovo record del tasso di disoccupazione registrato dall’Istat conferma, purtroppo, la gravissima situazione in cui versa il nostro Paese dal punto di vista economico.
“Il mondo del lavoro si sta dimostrando sempre più povero di prospettive e opportunità, quindi gli interventi necessari a far ripartire il Paese non possono essere ulteriormente rinviati” – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti,presidenti di Federconsumatori e Adusbef.
“Come abbiamo più volte sottolineato, occorre investire nella crescita e nello sviluppo perché la nostra economia possa uscire dalla spirale depressiva in cui è precipitata. L’elaborazione di un piano di rilancio dell’occupazione, lo stanziamento di fondi per la ricerca e l’innovazione tecnologica e l’introduzione di sostegni per le famiglie a reddito fisso dovranno dunque costituire delle priorità per il prossimo Governo.
E’ inoltre necessario, concludono Trefiletti e Lannutti, modificare le misure recessive, evitando un ulteriore aumento dell’IVA ed eliminando l’IMU sulla prima casa per le fasce di reddito più basse. Se tali provvedimenti non verranno modificati i consumi non potranno ripartire e il Paese non farà che avvilupparsi in una crisi ancora più profonda”.

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