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Rischio sismico, emergenza adeguamento per ospedali e scuole

CATANIA – Che sia di bassa o elevata intensità, la certezza è una: Catania non è pronta a sopportare un terremoto, i suoi edifici non sono del tutto adeguati a fronteggiare le emergenze, a garantire i soccorsi e a tutelare gli abitanti. Soprattutto quando si parla dei cosiddetti “edifici strategici”: ospedali, scuole, strutture militari, industriali e di coordinamento.
Vulnerabilità e programmazione sismica sono i cardini di un percorso di approfondimento e sensibilizzazione che l’Ordine degli Ingegneri di Catania porta avanti da tempo e che ha segnato una tappa importante questa mattina (26 gennaio) in occasione del convegno ospitato tra le iniziative del “Mese della Cultura della prevenzione”, in collaborazione con i Lions International – Distretto 108Yb Sicilia, alle Ciminiere di Catania fino al 6 febbraio.

Tanti i personaggi del panorama sanitario, universitario e istituzionale locale che hanno preso parte all’incontro – dal consigliere nazionale Gaetano Fede al viceprefetto aggiunto Laura Pergolizzi, dal presidente della Fondazione Ingegneri Santi Maria Cascone al secondo vice governatore Lions distretto 108 Yb Sicilia Salvatore Ingrassia – caldeggiando un messaggio univoco avanzato dal presidente degli Ingegneri in apertura dei lavori: «La necessità di diffondere la cultura delle prevenzione antisismica diventa urgente quando parliamo di edifici di tipo strategico – ha affermato Carmelo Maria Grasso – perché, come tragicamente dimostrato dai più recenti fatti dell’Aquila e di San Giuliano, scuole e ospedali sono stati i primi a cedere, al contrario di quanto dovrebbe avvenire. Ciò che serve, quindi, non è soltanto lavorare sulla vulnerabilità di queste strutture ma anche sulla pianificazione, in stretto legame con la mobilità strategica. Sono stati spesi circa 145 miliardi di euro negli ultimi 40 anni in interventi a seguito di terremoto, quando basterebbe un terzo di questa cifra per una corretta attività preventiva, sia per l’esistente che per le nuove costruzioni».
Di Catania i tecnici sanno tutto: quali sono gli edifici pubblici più vulnerabili, quelli che all’indomani di un terremoto dovrebbero restare in piedi per consentire il coordinamento dei soccorsi, eppure ancora oggi non mancano “i cattivi esempi”: come l’edificio 29 del Policlinico – non adeguato a fronteggiare il terremoto “atteso” secondo predizioni numeriche note agli addetti ai lavori – o ancora il polo che ospita la Facoltà di Giurisprudenza, che necessiterebbe di un piano di isolamento e di rinforzo della cosiddetta sovrastruttura. Esempi esposti in questa occasione dall’ing. Ivo Caliò dell’Università etnea.
A completare il quadro sono i dati di quest’ultimo anno, esposti da Ingrassia: sono circa 360 gli eventi sismici verificatisi in città e hinterland, di bassa rilevanza e molti di questi non avvertiti dai cittadini, ma comunque da non sottovalutare.
Soprattutto nel comparto sanitario vanno tenuti in considerazione i danni “indiretti” «quelli cioè – ha spiegato il segretario dell’Ordine e componente Gdl energia e impianti del Consiglio nazionale Aldo Abate – che interessano gli impianti elettrici, meccanici, antincendio, sanitari e di distribuzione gas medicinali che, se sottoposti a forte sollecitazione sismica, provocano l’inagibilità dell’edificio, aggravando lo stato di emergenza».

L’importanza dell’incontro di oggi è stata confermata anche dalla partecipazione, tra gli altri, del coordinatore regionale Siais Società Italiana dell’Architettura e dell’Ingegneria per la Sanità Carmelo Gambuzza, dei Commissari straordinari del Cannizzaro e del Garibaldi Paolo Cantaro e Angelo Pellicanò. A conclusione degli interventi si è svolta un’interessante tavola rotonda coordinata dal tesoriere Ordine Ingegneri Mauro Scaccianoce, che si è soffermato sullo stato attuale degli edifici strategici «in particolare le scuole – ha concluso – ambienti che rappresentano una seconda casa per bambini e adolescenti».

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