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Dipasquale, è il coordinatore del Comitato costituito da P.L.A.Tea, fondazione che riunisce gli Stabili

Compito del nuovo organismo è trovare soluzioni condivise per superare la crisi finanziaria

 

I Teatri Stabili al tempo della crisi. Le parole d’ordine sono unità, sinergia, condivisione. A sincronizzare la loro azione nasce finalmente un agile Comitato di raccordo, per far fronte comune e trovare soluzioni alle gravi problematiche, finanziarie e gestionali. L’iniziativa è della Fondazione per l’Arte Teatrale P.L.A.Tea, che annovera i 17 Stabili d’Italia e presieduta da Sergio Escobar, direttore del Piccolo di Milano.

La fondazione ha affidato il coordinamento del suddetto Comitato a Giuseppe Dipasquale, direttore dello Stabile di Catania: una scelta che è tangibile riconoscimento dell’autorevole storia ultracinquantennale dell’ente e della sua virtuosa gestione.

“Ringrazio la Fondazione P.L.A.Tea – sottolinea Dipasquale – e il presidente Sergio Escobar, a nome dello Stabile etneo e mio personale. È un impegno che mi onora e mette in evidenza l’importanza, non solo per i Teatri Stabili, di agire in stretta collaborazione. Mai come oggi, è forte la necessità di operare di concerto per fronteggiare le difficoltà, elaborando tattiche innovative per il rilancio dello scenario culturale e segnatamente teatrale. In questa visione il Comitato rappresenta un’iniziativa di rilievo per contrastare i funesti effetti della generale crisi economica, e prima ancora politica, che penalizza anche la Cultura e dunque il Teatro, settore fondamentale per misurare il livello di civiltà di un popolo, oltre che fonte di ricchezza e reddito”.

È in quest’ottica che nella sessione del 4 dicembre 2012 la Fondazione P.L.A.Tea ha deliberato la costituzione di un Comitato a cui è stato conferito, in prima battuta, il mandato di monitorare le problematiche e gli sviluppi, anche legislativi, relativi ai trasferimenti di competenza e responsabilità conseguenti alla riforma delle Province. La decisione del Governo di non convertire in legge il DL n. 188 del 5 novembre 2012, e la conseguente situazione di estrema incertezza e contraddizione, non hanno sminuito, semmai confermato, la necessità del Comitato di azione e raccordo.

In rappresentanza delle aree territoriali e in vista delle prospettive di riorganizzazione, il Comitato è costituito dai direttori (o rappresentanti) dei Teatri Stabili di Torino, Genova, Friuli Venezia Giulia, Roma, Abruzzo. E sta già lavorando alla stesura di una serie di proposte da porre all’attenzione delle istituzioni e delle autorità deputate.

Innanzitutto il rispetto delle scadenze nella corresponsione dei contributi pubblici, giacché il ritardo espone pericolosamente i teatri al rischio di dissesto. Per questo il Comitato ha ribadito, nero su bianco, che gli anticipi (70%-80%) debbano essere inderogabilmente corrisposti con rispetto dei tempi (febbraio) per contenere l’esposizione nei confronti delle banche. Gli interessi passivi gravano infatti pesantemente sui bilanci dei teatri e, paradossalmente, contribuiscono ad aumentare il peso dell’IRAP, calcolata anche su questo dato.

Il Comitato non si fermerà alle rivendicazioni, ma intende formulare proposte strategiche. In tal senso è necessario ristabilire un nuovo equilibrio tra intervento pubblico e privato, considerando quest’ultimo come preliminare per lo svolgimento degli scopi istituzionali dei singoli teatri.

Al centro delle proposte, altresì, una chiara ed equa politica circa laprevidenza e l’assistenza dei lavoratori, al fine di migliorare le condizioni dell’impiego, con ricadute positive sulla qualità dell’offerta.

Da non sottovalutare l’importanza della sperimentazione. Gli Stabili sono obbligati all’allestimento e ospitalità di spettacoli di innovazione e ricerca. Non è però chiarito cosa si intenda esattamente per “ricerca”: punto che bisognerà definire per permettere agli enti teatrali di adempiere il ruolo di promotori della drammaturgia emergente.

         Con tale intervento a tutto tondo il Comitato promette di portare avanti azioni decise e costruttive, promuovere nuove politiche fondamentali per la sopravvivenza della cultura teatrale. Una nuova sfida per gli operatori del settore, che pone l’accento sull’importanza della collaborazione come unica strategia per uscire dall’impasse.

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