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Le macchine possibili di Francesco Giombarresi

Caltagirone (CT) – Sabato 15 Dicembre al Museo d’Arte Contemporanea di Caltagirone, presso l’Ospedale delle Donne, sede dell’esposizione permanente, si terrà la presentazione della ricerca “Le macchine possibili di Francesco Giombarresi” a cura di Marco Mezzatesta, vincitore della prima edizione del Premio Nazionale Francesca Jacona della Motta – Città di Caltagirone, dedicato a giovani artisti e studiosi nel campo delle scienze filosofiche e umanistiche.
A partire dal rapporto tra Francesca Jacona e il Museo d’Arte Contemporanea di Caltagirone, l’idea del progetto è stata quella di valorizzare la collezione dello stesso MACC in uno dei suoi aspetti più particolari, la sezione dedicata all’Art Brut e all’Outsider Art in Sicilia. Una sezione in costante evoluzione, che vive in funzione e in virtù della ricerca e dell’esplorazione dei margini, e che ha reso negli anni il MACC un vero e proprio unicum nel panorama delle istituzioni pubbliche italiane. In particolare il progetto si è proposto di studiare, comunicare e valorizzare le visionarie e anarchiche sperimentazioni scientifiche dell’artista contadino di Comiso, Francesco Giombarresi.

Il progetto è nato dalla volontà di coniugare in un’unica proposta le due opportunità offerte dal Premio: lo studio scientifico, la riflessione teorica, filosofica ed estetica da una parte, la realizzazione di un’opera d’arte dall’altra; pertanto grazie all’approfondimento di innumerevoli progetti di macchine e fabbricati industriali e all’analisi di improbabili trattati scientifici, raccolti in migliaia di manoscritti, è stato possibile articolare un breve percorso museale, così da far rivivere attraverso l’arte il versante scientifico e medico-naturalista dell’immaginario di Giombarresi.

Opere in mostra:

Tenia (G. Gambino), Ritratto di Francesco Giombarresi, illustrazione, 2012.

Un ritratto tipografico realizzato dal giovane artista/illustratore Tenia (Gianluca Gambino) ricomponendo nomi di malattie del futuro e altre sperimentazioni immaginate e trascritte negli anni; un modello ricostruito in scala di un complesso industriale disegnato e mai realizzato; un misterioso strumento telescopico ed altri oggetti effettivamente assemblati dall’artista/inventore ed infine, a chiudere il cerchio, la scultura-installazione di Fabrizio Trovato, La macchina possibile, che stabilisce un incontro tra Arte contemporanea e Art Brut, interpretando creativamente la profondità visionaria dei progetti di Giombarresi.

 

F. Trovato, La macchina possibile (Anteprima), scultura/installazione, 2012

Fabrizio Trovato – La macchina possibile

Ispirata al progetto di una Macchina Centrifica Ricettiva e Direttiva, la scultura-installazione di Fabrizio Trovato interpreta l’immaginario scientifico di Francesco Giombarresi, ponendo l’accento sulla componente misteriosa e per certi versi mistica della sua personale ricerca. Attraverso una serie di richiami e suggestioni che vanno dall’aynul-qalb dell’esoterismo islamico (l’occhio del cuore) alla simbologia alchemica e cabalistica, la scultura di Trovato rende omaggio ad un artista-scienziato brut, alle sue sperimentazioni e al suo perenne desiderio di scoperta, stabilendo così un incontro trasversale tra esperienze distanti e sottolineando un processo mistico di intuizione intellettuale e di comunicazione diretta e intraducibile.
Una sorta di gabbia scura (in omaggio anche ai temi cari a Francesca Jacona della Motta) ospita al suo interno un nucleo di espressioni e di pensieri che invitano ad essere letti e riscoperti. Un insieme di visioni indirizzate verso un altrove immaginario, indefinito, libero e sovversivo, negli spazi interplanetari esplorati con la mente da Giombarresi, ma allo stesso tempo nei sentieri tortuosi del riconoscimento dell’arte irregolare. La scultura rappresenterà così una sintesi culturale tra brut e contemporaneo, tra intuizione e meditazione, tra l’occhio del cuore e l’occhio della mente; la volontà di conoscere e la capacità di “vedere”, oltre i limiti di una difficile condizione sociale ed esistenziale, aldilà dei rigidi confini tra scienza e immaginazione e aldilà dei margini estetici e istituzionali tra ciò che è dentro e ciò che è fuori rispetto al mondo dell’Arte.

FABRIZIO TROVATO, nasce nel 1981 a Catania dove, nel 2001, consegue il Diploma di Maturità d’Arte Applicata in Scultura e Decorazione Plastica. Nel 2007 presso l’Accademia di Belle Arti di Catania ottiene il Diploma Accademico Quadriennale di Scultura e nel 2009 quello di Secondo Livello ad indirizzo didattico in Discipline Plastiche.
A partire dal 2008 realizza numerose sculture scenografiche per opere teatrali e liriche, presso importanti teatri in Italia e all’estero. Parallelamente a queste esperienze professionali, conduce una personale ricerca artistica nell’ambito della scultura contemporanea, utilizzando vari materiali, tra cui anche quelli di recupero, e tecniche diverse, indirizzandosi anche verso l’assemblaggio e l’installazione.

 

Francesco Giombarresi
da outsiderart.it

Di origine contadina, ha un’infanzia difficile, fugge dall’istituto a cui è stato affidato, non completa la scuola elementare ed è costretto ancora bambino alla dura vita del bracciante. Una vocazione insopprimibile per l’arte e la cultura (comincia a dipingere di nascosto già a dodici anni) lo tormenta nelle angustie della sua esistenza che lo vede presto capo di una famiglia numerosa costretta a vivere in una casa minuscola, emigrante a Milano, in Francia , in Germania, e protagonista di innumerevoli ritorni in Sicilia disfatto dalle fatiche affrontate. In paese si fa la fama di persona eccentrica, per gli atteggiamenti da dandy nonostante la miseria e perché sacrifica tutto il suo tempo libero scrivendo versi e improbabili trattati enciclopedici, facendo esperimenti chimici e alchemici con alambicchi, progettando strani macchinari, e infine dipingendo su ogni supporto, perfino sulle lenzuola di casa che taglia a piccoli pezzi. Ma, sentendosi incompreso sia dall’ambiente che dalla sua famiglia, spesso distrugge le sue opere. Grazie all’interessamento di Leonardo Sciascia, conosce tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70 un momento di notorietà nell’ambito dei pittori naïfs, e compie alcuni viaggi euforici ospite in Europa e negli Stati Uniti, ma il successo si rivela effimero procurandogli frustrazione e un doloroso rientro nella miseria di sempre. Vivrà in seguito grazie al sussidio dell’assistenza pubblica senza smettere mai di dipingere. I suoi scritti e le sue opere si trovano nella collezione del MACC di Caltagirone, in collezioni private siciliane e presso gli eredi.

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