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Serie A: Catania formato Barça, Palermo che incubo

Di domeniche così ormai nella storia recente del Catania se ne vedono per fortuna tantissime e sfortunatamente se ne vedono tantissime anche per i tifosi del Palermo, che di gioie ormai non ne provano più da molto tempo. L’undicesima di campionato per le due siciliane è un contrasto di sapori goduriosi per gli uni indigesti per gli altri.

Catania formato Barça, dalla Panolada alla pokerada

Al Massimino si respira un’aria di rivalsa già dai secondi antecedenti l’inizio della gara, quando i tifosi rossazzurri inscenavano signorilmente la classica Panolada spagnola per protestare contro il “sistema” calcio italiano si cui il Calcio Catania non fa parte, essendo partecipe solo del calcio italiano, il campionato puro. Ed il sistema stavolta è stato scardinato semplicemente con una prestazione figlia forse di una consapevolezza fortissima: il Catania ad oggi dovrebbe stare più su in classifica e qualcun’altro più giù, più vicino. Ma il calcio è bello perché quando sei più forte di tutto, anche del sistema, la partita diventa una spettacolo, un tripudio minuto dopo minuto. Così succede che il Catania va in vantaggio con una giocata di Gomez che, lanciato in profondità dalle retrovie, guadagna metri e come un Caccia mira il target e lancia il missile che centra il bersaglio con precisione millimetrica. Sinistro chirurgico del Papu ed 1-0. Bizzarri avrebbe dovuto fare di più, ma il vecchio cuore rossazzurro (il portiere più forte visto ai piedi dell’Etna nell’ultimo decennio almeno) ha valutato male e non è riuscito ad arrivare sul missile del Papu. Più passano i minuti e più la Lazio comprende che non sarà certo una giornata da ricordare e la cosa diventa lampante quando un indemoniato Izco, autore di una prova maiuscola, scherza Dias costringendolo al fallo di gomito in area: è rigore! Sul dischetto va piede vellutato Lodi che non sbaglia e spiazza l’archero laziale. Èappena il venticinquesimo ma il taccuino di occhi di ghiaccio Petkovic è già pieno zeppo di appunti, che diventano tonnellate quando soldatino Marchese, giocatore in crescita continua da almeno due anni e ormai arrivato a livelli straordinari, pennella un cross in area che Speedy Gonzales Gomez raggiunge correggendo in rete. Anche al rallentatore Gomez risulta andare velocissimo e non c’è modo di fermarlo, neanche rallentando il replay dell’azione; è proprio un fulmine. Finisce il primo tempo e nel tripudio del Massimino l’unica nota stonata è l’infortunio a Bergessio, pare di natura muscolare. Ci si aspetta la reazione della Lazio, che toglie un terzino puro (Cavanda) per farne entrare uno spurio (Brocchi) e avere più gamba ed inserisce un’altra punta, Floccari, ma la sonata è sempre la stessa, tanto che, se finisce con il poker di Barrientos è solo perché nè Castro nè Lodi hanno avuto la lucidità giusta per mostrare l’umiliante manita all’aquila biancoceleste.

Palermo e l’incubo al Colosseo

Ai tempi degli antichi romani venivano condotti al Colosseo gli schiavi che, potendosi difendere con armi di fortuna, dovevano lottare contro belve affamate per salvare la propria pelle ed in moltissimi casi il risultato era un massacro. La metafora calcistica è quanto mai attendibile se la si contestualizza all’incontro tra Roma e Palermo all’Olimpico che, come fossimo al Colosseo duemila anni fa, ha visto una fiera fare a pezzi la spennacchiata aquila rosanero. La lupa giallorossa infatti, famelica di punti e vittorie, ha dilaniato l’animale siculo ferendolo per ben quattro volte a morte. La gara non ha storia e l’emblema della partita è tutto nel secondo goal della Roma: Munoz è in vantaggio su Osvaldo ma nella foga non si accorge del sopravvenire di Ujkani e i due si travolgono a vicenda con la sfera che dalle mani del portiere arriva in terra servita facile per un ingordo Osvaldo al sesto sigillo stagionale e via di mitraglia sotto la Curva Sud. Questo goal era stato preceduto all’undicesimo dal goal del Capitano giallorosso Francesco Totti, che di testa correggeva la parata miracolosa di Ujkani (il migliore dei suoi). La Roma ne ha, il Palermo no e anche il cambio di modulo a quattro in difesa in corso d’opera non basta a Gasperini per svegliare i suoi dall’incubo romano. La squadra giallorossa con Bradley e Florenzi a correre come matti sembra un motorino inesauribile e dalla corsa dell’ottimo Tachtsidis nasce l’assist per il terzo goal, quello di Lamela alla sesta segnatura di fila, la settima in totale in campionato. Destro completa il quadro con il più classico dei goal da vera punta, con Ilicic a non riuscire neanche a salvare l’onore in una gara mai giocata dai rosanero che affondano in penultima posizione con soli otto punti, ma con una classifica ancora molto molto breve.

Verdetto all’undicesima giornata: Catania pronto per sognare il Palermo vive l’incubo.

Roberto Mattina

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