Home » Informazione » News » Sentenza Parolisi: carcere a vita e revoca della patria potestà

Sentenza Parolisi: carcere a vita e revoca della patria potestà

SOMMA VESUVIANA (NAPOLI) -Dopo quattro ore di camera di Consiglio, il Gup Marina Tommolini non ha avuto esitazione ed ha condannato Salvatore Parolisi all’ergastolo. Lui e solo lui è stato dunque ritenuto colpevole dell’omicidio di Melania Rea, moglie dello stesso e madre della piccola Vittoria. Un omicidio feroce, aggravato dalla crudeltà e dal vincolo di parentela. Ma questo non dà alcuna soddisfazione ai genitori, al fratello e a tutti coloro che a Melania volevano bene, perchè da adesso la piccola Vittoria sarà orfana anche di padre. “E’ una sconfitta per tutti” ha dichiarato il papà di Melania, Gennaro, subito dopo la sentenza. Dunque Salvatore Parolisi, secondo l’accusa, avrebbe fatto tutto da solo e in quel bosco di Ripe di Civitella avrebbe ucciso l’indifesa Melania con 35 coltellate.

Il caporalmaggiore, che non ha voluto assistere alla lettura della sentenza, previamente già comunicata dal proprio avvocato, è scoppiato in lacrime ed ha continuato a proclamare a gran voce la sua innocenza, ma ancora Gennaro Rea, dopo una notte trascorsa insonne, parla con i microfoni dei giornalisti e continua a chiedersi perchè Melania è stata uccisa, come ha potuto un genitore uccidere la madre della propria figlia?

 

E ancora, ha continuato il signor Gennaro: “Si ravveda! parli! ci dica perché lo ha fatto”.

 

Salvatore Parolisi, oltre alla condanna alla massima pena dovrà anche risarcire due milioni di euro: uno andrà alla piccola Vittoria e l’altro verrà diviso in parti uguali tra i genitori di Melania, questo è quanto disposto dal Gup Tommolini che gli ha anche tolto la patria potestà. Tutte bugie, dunque, quelle raccontate da Parolisi sulla giornata in cui la moglie sarebbe stata uccisa, i due non si sono recati, secondo la ricostruzione dell’accusa a Colle S. Marco, ma solo nel bosco dove Melania è stata poi ritrovata priva di vita. Sempre lo stesso caporalmaggiore avrebbe poi infierito sul cadavere della donna per depistare le indagini.

Ad inchiodarlo sarebbero stati i tanti indizi raccolti quà e là, primo fra tutti il Dna nella labbra della moglie, le mille bugie raccontate e i non testimoni, ovvero tutti coloro, che presenti a Colle S. Marco quel giorno, hanno dichiarato di non averlo visto.

Le motivazioni che hanno spinto il Gup Tommolini alla condanna saranno rese note tra circa 90 giorni, quando verrà dalla stessa depositata la sentenza accompagnata dalle dovute spiagazioni.

Salvatore Parolisi, che già durante la notte è tornato nella cella in cui ha vissuto gli ultimi mesi della sua vita, è attualmente piantonato e i suoi legali nel frattempo  annunciano battaglia, dichiarando di voler impugnare la sentenza.

Eva Gervasi

 

Lascia un Commento

Il tuo indirizzo email non verrà pubblicato.I campi obbligatori sono evidenziati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.