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Questione meridionale e società civile: dibattito a più voci con Carlo Trigilia

 CATANIA – Questione meridionale: trovare nuove risposte ad un problema secolare, sempre indifferibile, eppure mai risolto. Su questa cronica emergenza è incentrata la conferenza-dibattito “Dall’associazionismo alla società civile: dalle analisi alle proposte”, organizzata in sinergia dal Lions Clubs International Distretto 108Yb-Sicilia, Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania, ed il Teatro Stabile Catania. L’appuntamento è per sabato 3 novembre alle ore 16.30 nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Politiche (via Gravina, retro via Vittorio Emanuele 8).

         Dopo i saluti del direttore del Dipartimento, Giuseppe Vecchio, ad aprire i lavori sarà l’introduzione di Filippo Sciuto, responsabile Pubbliche Relazioni e Comunicazioni del Distretto Lions. Su sua iniziativa, di concerto con il Governatore Antonio Pogliese, si è sviluppata l’idea di questo confronto a più voci, che potrà contare sul fondamentale contributo e la presenza di un sociologo del calibro di Carlo Trigilia, autore di importanti saggi fino al recente “Non c’è Nord senza Sud. Perché la crescita dell’Italia si decide nel Mezzogiorno”. E proprio dalle innovative e articolate valutazioni contenute nel volume prenderanno spunto la riflessione e il dialogo. Insieme a Trigilia, interverranno Lea D’Antone dell’Università La Sapienza di Roma e il direttore dello Stabile Giuseppe Dipasquale. In apertura anche una testimonianza letteraria affidata al regista Ezio Donato e all’attore Pippo Pattavina. Coordinerà i lavori la sociologa Rita Palidda, dell’Università di Catania.

Le conclusioni saranno affidate ad Antonio Pogliese, Governatore del Distretto Lions, che ha fortemente voluto l’evento. L’iniziativa catanese rientra infatti, quest’anno, tra gli approfondimenti dedicati al tema di studio distrettuale, che è appunto “Dall’associazionismo alla società civile: dalle analisi alle proposte”. Tale prospettiva di indagine e di impegno è correlata direttamente al motto umanitario “we serve”, che ispira e regola il prestigioso sodalizio lionistico, da quasi un secolo espressione tra le più alte delle libere forme associative, indirizzate ad obiettivi di particolare valore sociale, morale e sanitario.

In questa visione ha preso corpo il progetto della conferenza-dibattito: la soluzione della “questione meridionale” è in realtà prima di tutto etica e politica, come sottolinea Carlo Trigilia, uno dei più attenti conoscitori del nostro Sud, docente di Sociologia economica nella Facoltà di Scienze politiche «Cesare Alfieri» dell’Università di Firenze, dove dirige il Centro europeo di studi sullo sviluppo locale e regionale.

“Non avremo una crescita solida e un’Italia più civile se nel Mezzogiorno non si avvierà uno sviluppo capace di auto sostenersi”: la prima frase di “Non c’è Nord senza Sud” (edito nel 2012 da Il Mulino) riassume il risultato di un’attenta, severa disanima. La scarsa cultura civica, quel familismo amorale che proprio al Sud è stato “scoperto”, non è soltanto il retaggio di una storia remota, ma anche il frutto di ieri e di oggi, lasciato marcire dalla politica locale tollerata dal centro. Come spezzare questo circolo vizioso? Il problema del mancato sviluppo del Sud – spiega Trigilia – non è economico e non dipende dalla carenza di aiuti, bensì dall’incapacità della classe politica locale di creare beni e servizi collettivi, incapacità anch’essa tollerata dal centro per ragioni di consenso. A ciò si aggiunge la mancanza o incongruenza di politiche attive che spingano le classi dirigenti a valorizzare il patrimonio di risorse locali: dai beni culturali e ambientali ai saperi radicati nell’università, dall’agricoltura alle vocazioni manifatturiere.

L’attuale, difficilissima congiuntura non consente perciò di sottrarsi a un interrogativo che – come è stato scritto – “vale il nostro futuro”: chiedersi perché non abbiamo saputo impedire il mancato sviluppo del Mezzogiorno. In questa visione, Trigilia – e con lui le menti più avvertite – sconsigliano di lasciarsi sedurre da una visione salvifica del federalismo o da un malinteso senso dell’autonomismo. E invitano piuttosto a porre misure e vincoli severi contro l’uso clientelare della spesa e delle politiche locali, prevedendo un controllo vigile dello Stato centrale e dell’Unione europea.

Se non c’è Nord senza Sud, se il ritardo che quest’ultimo accusa minaccia anche il Settentrione, occorre puntare sullo spirito unitario – conclude Trigilia – per guarire la più antica delle nostre piaghe: il dualismo. Nonostante la questione meridionale si trascini da un secolo e mezzo, l’Italia unita ha ottenuto – è vero – un ruolo di spicco tra le potenze mondiali. Ma l’unità nazionale non è ancora riuscita ad azzerare la forte diversità territoriale, che fin dai primi passi ne ha condizionato il percorso. Ed è innegabile che il confine “interno”, vistoso già nel 1861, ostacola ancora pesantemente l’Italia e gli italiani. Oggi alle prese con una crisi epocale che, all’inizio del Terzo Millennio, chiama a raccolta l’intera società civile, alla ricerca di stimoli e soluzioni che possono trovare fertile terreno proprio nelle più benemerite tra le forme associative.

L’evento è promosso dall’International Association of Lions Clubs – Distretto 108Yb- Sicilia,

dal Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Catania

e dal Teatro Stabile di Catania

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