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Omaggio a Rebecca Hall, solare anti-diva inglese

REBECCA HALL RITRATTOseppiato

Con i suoi primi importanti personaggi è riuscita a rubare per ben due volte la scena alla diva con cui condivideva lo schermo, Scarlett  Johansonn. Ha stregato in seguito l’ultimo Dorian Gray e fatto capitolare un rapinatore dal cuore gentile come Ben Affleck (“The Town”). Ha in seguito smascherato fantasmi (nella sottovalutata ghost-story inglese “Il mistero di Rookford”), collaborato come scienziata con Tony Stark -alias Iron Man- e infine mantenuto una promessa per Patrice Leconte. E se i nomi di Christopher Nolan, Woody Allen, Stephen Frears e Ron Howard non vi bastano, ecco aggiungersi alla lista dei registi che l’hanno diretta anche Sua Maestà Steven Spielberg che l’ha voluta nella sua ultima, magica favola “ Il Grande Gigante Gentile” (sugli schermi italiani da Capodanno 2017). Non è difficile immaginare i motivi di un’ascesa così irresistibile. Rebecca Hall, britannica purosangue, classe 1982, è dotata del carisma e del fascino (non solo cinematografico) più micidiali fra tutti: quelli di chi sembra assolutamente inconsapevole di averli. Non ha l’aria di chi spunta ad una festa per rubare l’attenzione dell’uomo già puntato dalla migliore amica (come fa irresistibilmente in “Vicky Cristina Barcelona”) ma, inevitabilmente, seduce, incanta e conquista almeno i tre quarti dei convitati (non solo maschili). Anche la fragilità trattenuta della sua Sarah nel bellissimo “The Prestige”, diventa una ragione sufficiente per innamorarsene (come accade al prestigiatore Christian Bale), non fosse altro che in quel personaggio emotivamente fratturato risiede il cuore doloroso del gelido teorema sul doppio firmato Christopher Nolan. Anche così si conquista un pubblico. Anche dal “non protagonismo” passa l’amore del cinefilo.

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Rebecca Hall, fra gli ospiti d’onore della 62° edizione del Taormina Film Fest, non tradisce dal vivo l’impressione già resa su grande schermo. Alta ed elegante, fiera ma dai modi umili (ha “violato”, come già lo scorso anno fece il collega Rupert Everett, il rigido protocollo imposto agli attori, scendendo dal palco per firmare gli autografi), la bellissima attrice inglese illumina l’incontro con giornalisti e studenti col suo sorriso pieno e disarmante ma senza mai tradire la serietà e la professionalità che ne caratterizzano il mestiere. Come quelle manifestate nel presentare un progetto che le sta particolarmente a cuore, il biopic “Christine”, ricostruzione del caso della giornalista americana Christina Chubbuck affetta da disturbo bipolare e morta suicida in diretta televisiva nell’America del 1974. Uno “scomodo” e poco hollywoodiano personaggio che le ha già lasciato il segno sia per la difficoltà della ricostruzione psicologica che per quel disagio provato nel puntarsi una (seppur finta) pistola alla tempia. Piccoli traumi da lavoro giustificati, tuttavia, dalle buone sceneggiature, che poi sono- come ammette- l’unico criterio valido che la guida nella scelta dei ruoli (prevalentemente drammatici ad eccezione delle parentesi firmate Woody Allen e Stephen Frears e del cinecomic Marvel). Una bella commedia romantica però, sullo stile di quelle raffinate con Katharine Hepburn (“dove le donne dicevano agli uomini come stavano esattamente le cose” dice) non le dispiacerebbe affatto. Noi la vedremmo benissimo altera, schietta e affascinante in un film simile mentre dà il benservito a un maschio-alfa del Terzo Millennio; peccato solo che la classe e il buon gusto di quel cinema non interessi più i bravi sceneggiatori cinematografici (o almeno non quelli americani). Ci si può rifare allora soltanto coi buoni registi per i quali l’attrice, pungolata dai giornalisti a fare qualche scomoda “ammissione”, spende solo parole positive: dal collaborativo Ben Affleck al puntiglioso e gentile (proprio come il suo Gigante) Spielberg, dal collega-attore Joel Edgerton (che l’ha scelta per il suo esordio registico “The Gift- regali da uno sconosciuto”) fino al maestro Allen del quale demolisce le tante dicerie su eccentricità e tiranneria manifestate con gli attori sul set (“lo trovo un uomo buffissimo ma gentile e gradevole” ammette con candore). Impossibile non crederle.

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L’incontro, disteso, istruttivo e assai poco divistico, si conclude con le classiche domande del pubblico fra le quali si insinua anche l’omaggio ritrattistico realizzato per lei e dedicatole da Vois. Lo accoglie con la sua classica dolcezza, contrappuntandolo con sinceri complimenti rivolti all’indirizzo dell’autore mentre ancora riceve le domande dalla platea. Non poteva farmi regalo migliore. Anzi no, un altro c’è: una foto insieme in cui lei appare ancora splendida e radiosa come sul palco. Grazie Vicky. Ora capisco perché Javier Bardem non è riuscito a resisterti.

 

Testo e disegno di Andrea Lupo

 

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