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“Streghe a Pachino”, un caso giornalistico irrisolto

Streghe a Pachino28 maggio 1963, il giornalista Salvatore Marino, mentre si reca al lavoro, casualmente, assite a un triste episodio. Un uomo di bassa statura, dall’aspetto povero e disgraziato trasporta a piedi, da solo, il cadavere di una bambina. Una scena straziante, che il reporter documenta visivamente con la sua macchina fotografica. Trasmette la notizia all’Ansa e ai giornali regionali, il pezzo in poco tempo fa il giro del mondo, ne parla il tabloid inglese “The Mirror” e il fancese “L’Aurore”. Sul fronte nazionale “Il Quotidiano” e “L’Unità” gli dedicano ampio spazio, mentre su quello siculo sono le testate “L’Ora”, “La Sicilia”, “Diario Siciliano” e “Telesar” che trattano l’argomento. Del fatto si fece un caso politico, definito una messa in scena da parte dei comunisti per creare disordine e contrastare l’elezione del candidato sindaco Salvatore Di Martino, esponente del partito democratico. Si innescò una vera guerra mediatica tra le testate, interessate a difendere i propri interessi partitici. Il clima divenne teso e avverso, la città si chiuse in un silenzio omertoso. Sfidando le ostilità, il regista Beppe Ferrara, ne realizza un documentario, un’opera scomoda e di grande valore storico.Nel 2013, a distanza di 50 anni, “il caso” viene ripreso da filmmaker Lorenzo Muscoso in una nuova opera audiovisiva prodotta dal fratello Eriberto Muscoso che racconta l’accaduto sotto il profilo giornalistico, nel tentativo di accertare la veridicità dei fatti riportati. Il documento riprende, per struttura e forma, il racconto del regista fiorentino, unendo le immagini del passato con quelle attuali, in una sempre, Pachino anonima e tetra. Un linguaggio assoluto che si esprime attraverso una fotografia marcata e cambi improvvisi di colore e una colonna sonora travolgente, scritta dal compositore Marco Werba, che riproduce gli elementi del thriller – horror già sviluppati, a suo tempo, nella versione di Ferrara.

Trailer "Le streghe di Pachino"

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