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Il Teatro Stabile di Catania programma “Alla meta”, capolavoro di Thomas Bernhard

Lo spettacolo sostituisce “La commedia di Orlando”, tratta dal romanzo di Virginia Woolf

CATANIA – In sostituzione dello spettacolo La commedia di Orlando, previsto nel cartellone 2011-2012, il Teatro Stabile di Catania propone un altro titolo della grande drammaturgia europea, Alla meta di Thomas Bernhard, rappresentato nella traduzione di Eugenio Bernardi. La regia è di Walter Pagliaro, protagonista Micaela Esdra: insieme formano una delle coppie più prestigiose del teatro italiano. Completano il cast Rita Abela e Giovanni Scacchetti. Le scene sono firmate da Sebastiana Di Gesu. La colonna sonora sceglie musiche di Mozart, Beethoven, Ravel, eseguite dal vivo da Ilario Grieco.

Alla meta

La programmazione non è solo destinata a quanti devono “recuperare” il titolo annullato, ma è aperta al vasto pubblico. L’allestimento, prodotto dall’associazione “Gianni Santuccio”, sarà al teatro Musco dall’1 al 10 marzo. Modalità specifiche sono previste per gli abbonati della scorsa stagione che avevano appunto scelto La commedia di Orlando. A coloro che abitano fuori città è data la possibilità di prenotare telefonicamente data e posto (tel.0957310888); chi risiede a Catania e dintorni potrà effettuare la prenotazione al botteghino di via Fava oppure negli uffici di via Museo Biscari 16, dietro esibizione dell’abbonamento 2011-2012. Analogamente, chi avesse acquistato il biglietto per La commedia di Orlando, e non avesse già fatto il cambio con un altro titolo, potrà “recuperare” con lo spettacolo di Bernhard.

Alla meta

Alla meta è una creazione pessimistica e amaramente ironica. Una madre ossessiona e investe verbalmente la figlia mentre preparano, con rito maniacale, i bagagli per l’annuale villeggiatura al mare. C’è però una variante che genera agitazione: l’imminente arrivo di un compagno di viaggio, uno drammaturgo da poco e superficialmente conosciuto.
Spiega Walter Pagliaro: “Questa è la situazione, abbastanza normale, su cui Bernhard costruisce la sua formidabile commedia dell’anormalità. Le due donne vivono, in realtà, un ambiguo rapporto familiare. La madre, discendente da una famiglia circense, aveva sposato un ricco industriale, da cui aveva avuto due figli: uno dal volto prematuramente senile, morto molto presto, l’altra vagamente ritardata, con cui vive anche dopo la morte del marito. La famiglia sembra avere tutte le caratteristiche di singolarità e anormalità, tipiche di molte dinastie circensi, in cui l’irregolarità, forse anche la mostruosità, diventano naturalmente qualità spettacolari. In effetti, seduta al centro della scena, la madre si comporta con la figlia come un dispotico domatore”.
Il climax sale, fino a tradursi in un’esperienza fisica con la parola teatrale. «La madre – prosegue il regista – parla incessantemente, quasi sfidando le sue capacità polmonari: una performance vocale degna di un giocoliere. La figlia è la sua spalla, l’irrinunciabile partner senza il quale il numero non sarebbe più possibile. L’arrivo dello scrittore per cui la figlia sembra avere simpatia, potrebbe vanificare la perfezione del loro esercizio».

Alla meta

L’epilogo esalta ulteriormente il delirio verbale costruito dal grande drammaturgo austriaco. «Nella seconda parte – evidenzia Pagliaro – l’azione si sposta in una casa al mare. Abbiamo immaginato una forma circolare molto cara a Bernhard. Un’idea di circo-mondo? Pian piano le istanze e la poetica dello scrittore di teatro vengono risucchiate dall’energia della madre. L’approdo finale sembra essere l’inesauribile performance di un saltimbanco della parola; come se la distruzione del teatro borghese, perseguita da Bernhard, fosse innanzi tutto cancellazione del dramatis personae. ‘Io sono tanti personaggi”, dice la madre. E allora, quella Meta tanto agognata non potrebbe essere “l’esibizione assoluta”? L’“essenza” stessa del teatro?».

Viene qui in gioco l’espressività e al virtuosismo di Micaela Esdra. «Uno scricciolo di attore – conclude Pagliaro – riassorbe in sé, condensa in sé, lo spazio, i movimenti, i suoni, le parole, le maschere. Tutto il senso del teatro sembra essere in quel piccolo corpo, collocato al centro del circo-mondo».

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